Eclissi di sole: un italiano premiato per la miglior ricerca
Gli 800 euro in palio non gli saranno sufficienti per volare in Cina ad assistere di persona, domani, a quella che si annuncia come l’eclissi di Sole più lunga del XXI secolo (6 minuti e 39 secondi nella zona di massima durata).
Ma se c’è qualcuno che sa come sfruttare un’eclissi solare al meglio, per lo meno da un punto di vista scientifico, è proprio lui, Alessandro Bemporad, astronomo 33enne dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf-Osservatorio Astronomico di Torino): la ‘Joint Organisation for Solar Observations’ (Joso), infatti, lo ha appena dichiarato vincitore dell’omonimo premio, un prestigioso riconoscimento internazionale assegnato ogni due anni al miglior articolo di fisica solare pubblicato da un giovane ricercatore.
LA SPETTROSCOSPIA DEI PLASMI DELLA CORONA SOLARE
“Il mio campo di ricerca è la spettroscopia dei plasmi della corona solare – ha spiegato Bemporad – e
in effetti le eclissi di Sole sono l’unica occasione che abbiamo per
vedere e studiare la corona solare nella luce visibile direttamente da
Terra. Fortunatamente, però, ci sono anche i satelliti. Nel mio
articolo, per esempio, mi sono avvalso dei dati raccolti dal telescopio
spaziale SOHO: una sonda, della Nasa e dell’Esa, che ha fatto la storia
della fisica solare“.
Ed è proprio analizzando le osservazioni nell’estremo ultravioletto
raccolte dallo strumento UVCS (Ultraviolet Coronagraph Spectrometer) a
bordo di SOHO che Alessandro Bemporad s’è imbattuto in una super
tempesta solare: come quelle che, quando investono il nostro pianeta,
oltre a provocare le aurore polari possono mandare in tilt le
telecomunicazioni e causare black-out. Alcune ore dopo la tempesta
magnetica dell’articolo di Bemporad, avvenuta nel 2002, la corona
solare raggiunse la temperatura record di più di 6 milioni di gradi.
QUANDO I DATI SMENTISCONO LE TEORIE
“Un problema con la P maiuscola, per noi fisici solari, è capire perchè, allontanandosi dalla superficie del Sole la temperatura, invece di diminuire, aumenti fino a raggiungere il picco a circa 200 mila chilometri dalla superficie. Ma, anche in quel punto della corona, raramente si arriva a 2 milioni di gradi“.
Insomma, 6 milioni di gradi sono davvero troppi per poter essere descritti dalle teorie correnti. Il modello alternativo proposto da Bemporad, che ha stregato la giuria del premio Joso, ipotizza che il fenomeno fisico alla base di simili eventi, detto ‘riconnessione magnetica’, responsabile del riscaldamento del plasma, non avvenga in un solo punto della corona, ma sia distribuito su una miriade di strutture talmente piccole da non poter essere distinte dagli strumenti attuali, generando turbolenza. Così si spiegherebbe anche lo spessore stranamente elevato della zona di riscaldamento (nell’ordine di 10 mila chilometri) rispetto ai pochi metri previsti dalle attuali teorie.
L’ECLISSI DI SOLE DI DOMANI
In attesa del premio, che gli verrà consegnato nei pressi di Graz (Austria) a fine settembre, Bemporad e i suoi colleghi dell’Osservatorio di Torino continuano a studiare il Sole. E anche se non potranno vedere l’eclissi, lo farà per loro uno strumento sviluppato dall’Osservatorio di Torino, il coronografo SCORE (Sounding-rocket Coronagraphic Experiment), che verrà lanciato dall’Istituto di ricerca americano Naval Reasearch Laboratory a bordo di un razzo sub-orbitale il 21 luglio, in concomitanza dell’eclissi. “Non sarà come vederla da qui – ha ammesso a malincuore Bemporad – ma insomma… quasi!”
Fonte: AGI R&D
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